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Ghiacciaio dell’Apocalisse, preoccupazione per il collasso del gigantesco ghiacciaio Thwaites

Con una massa di oltre 480 mila chilometri cubi, il ghiacciaio Thwaites è il più grande del Mondo. Il suo collasso potrebbe provocare un effetto domino, che porterebbe ad un aumento del livello dei mari di oltre 3 metri

Gli scienziati sono preoccupati dalla veloce fusione dei ghiacci, tanto da considerare sempre più probabile e imminente la rottura del gigantesco ghiacciaio Thwaites, soprannominato il “ghiacciaio dell’apocalisse“.

Il rapporto sulla condizione del ghiacciaio è stato presentato all’American Geophysical Union. La fusione del ghiacciaio è già attualmente responsabile del 4% dell’innalzamento dei mari, ma il suo intero collasso potrebbe far aumentare il livello degli oceani di 65 centimetri. E non tutto. Il ghiacciaio attualmente fa da “tappo” ai ghiacciai alle sue spalle. Se dovesse collassare, potrebbe innescarsi un crollo diffuso dei ghiacciai circostanti, che secondo gli scienziati potrebbe portare ad un aumento del livello del mare di circa 3,3 metri. Sarebbe una catastrofe: tutte le città costiere finirebbero sott’acqua e il Mondo che conosciamo oggi potrebbe cambiare drasticamente e non saremmo quasi in grado di riconoscerlo.

Le ultime ricerche sul tema hanno dimostrato che il ghiacciaio Thwaites, il più grande del Mondo, è largo 120 chilometri, alto fino a 800-1200 metri, ed esteso per 192 mila chilometri quadrati, quasi quanto l’Italia, dall’Emilia Romagna a Puglia e Calabria, comprese le isole di Sicilia e Sardegna. Il volume dell’intero ghiacciaio è di 483 mila chilometri cubi.

Il suo crollo potrebbe avvenire nell’arco di poche centinaia di anni, o forse prima. Secondo le ultime misurazioni satellitari, il collasso dell’ultima banchisa di ghiaccio del ghiacciaio Thwaites potrebbe avvenire addirittura nell’arco dei prossimi 5 anni.

Se questa banchisa di ghiaccio galleggiante dovesse rompersi, il collasso del ghiacciaio intero potrebbe accelerare. E, come suggeriscono gli scienziati, il ghiacciaio potrebbe rompersi in migliaia di pezzi, proprio come un bicchiere di vetro.

Gli esperti sono arrivati a questa conclusione osservando la constante perdita di ghiaccio marino artico e anche la recente e velocissima evoluzione della banchisa di ghiaccio Larsen B, disintegratasi in un solo mese. I glaciologi sono rimasti sorpresi dalla velocità con cui è collassata questa grande piattaforma di ghiaccio della superficie di 3.250 chilometri quadrati, e temono che il ghiacciaio Thwaites possa seguire lo stesso percorso.

Solo che con il ghiacciaio Thwaites, il pericolo sarebbe ancora più grande, non solo perché aprirebbe la strada al mare ad altri ghiacciai, ma anche perché trovandosi principalmente sulla terraferma, contribuirebbe ad un innalzamento del livello dei mari molto maggiore.

La perdita del ghiaccio marino artico, che tra qualche anno potrebbe del tutto scomparire nei mesi estivi, non è niente a confronto. Il collasso di un ghiacciaio che si trova sulla terraferma, porterebbe in mare tantissima acqua, così tanta da far aumentare il livello globale dei mari di diversi metri. Per questo Thwaites ha preso il nome del “ghiacciaio dell’Apocalisse”.

I mari stanno già salendo: dal 1880 il livello è aumentato di 21–24 centimetri, ma con una accelerazione negli ultimi anni. Tra il 2006 e il 2015 il livello è aumentato di 3,6 millimetri ogni anno, ad un ritmo due volte più elevato della media dell’ultimo secolo (1,4 mm). In questa prospettiva, perdere anche solo una parte del ghiacciaio Thwaites significherebbe fare i conti con effetti, magari non su scala globale, ma comunque disastrosi. Basti solo pensare all’impatto di uragani e tifoni sulla terraferma: pochi millimetri o centimetri in più, con il contributo dello storm surge, potrebbero provocare allagamenti diffusi, vittime e danni ancora più diffusi.

Capire cosa succederà esattamente e soprattutto quando è difficile: la risposta dei ghiacciai alla crisi climatica è difficile da prevedere. Quello che sappiamo è che il processo è già avviato.

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