MICROPLASTICHE E PESCA: CONNESSIONE PERICOLOSA
Le microplastiche sono state al centro dell’attenzione nell’ultimo periodo poiché nuovi allarmanti studi scientifici dimostrano che la contaminazione da microplastiche può ormai essere riscontrata nel 99% dei campioni di pesce e di gamberetti, nel bestiame da allevamento , e anche in tutto il corpo umano – compreso il nostro cervello.
L’accumulo di microplastiche negli oceani è stato studiato fin dagli anni settanta. Queste particelle di microplastica e nanoplastica (MNP), solitamente invisibili all’occhio umano, provengono da prodotti di plastica più grandi come bottiglie, sacchetti usa-e-getta e imballaggi alimentari, che si scompongono nel tempo e si disperdono nell’ambiente. Gli animali marini assorbono queste particelle nell’acqua che ingeriscono e quelle si accumulano lungo la catena alimentare fino agli esseri umani.
Anche se le microfibre degli indumenti sintetici siano la prima fonte di microplastiche nell’ambiente, ci sono soluzioni disponibili – come i filtri per le lavatrici – per evitare che raggiungano i nostri corsi d’acqua. Inoltre, i consumatori stanno scegliendo alternative sostenibili alle cannucce monouso, ai sacchetti per la spesa e alle bottiglie di plastica.
Ma una delle maggiori fonti di microplastiche viene ancora largamente ignorata: l’industria della pesca.
Stupefacente nella sua estensione ed efficienza, la moderna pesca industriale estrae dal mare tra 1,1 e 2,2 trilioni di pesci all’anno – oltre che polpi, gamberi, calamari e altri animali marini selvatici presi di mira dalla pesca commerciale.
Storicamente, l’industria della pesca utilizzava reti e lenze a base di canapa e altre fibre naturali che nel tempo si decompongono senza fare danni. I FAD (Fish Aggregating Devices, dispositivi di aggregazione di pesce) erano fatti di rami di legno e le trappole per i polpi erano vasi in argilla.
Oggi, l’industria della pesca commerciale utilizza attrezzatura di plastica per svuotare il mare da ogni organismo vivente che può vendere – le reti sono di plastica, le lenze sono di plastica, i FAD sono di plastica, le trappole per polpi sono di plastica, le cime sono rivestite di plastica, le casse per conservare e trasportare il pesce sono di plastica – nonostante i “danni collaterali” che causa con la pesca accidentale, inquinando e distruggendo l’ambiente.
Poiché l’attrezzatura da pesca fatta da queste plastiche è più economica, più leggera e più duratura, è diventata onnipresente nella pesca in tutto il mondo, da quella artigianale fino a quella industriale.
Le conseguenze
- Spazzatura in mare: queste plastiche sono leggere e progettate per durare; quindi, l’attrezzatura da pesca dispersa in mare può viaggiare in tutto il mondo grazie alle correnti, accumulandosi sui fondali delle aree marine protette, soffocando le barriere coralline e arenando su spiagge disabitate dove nidificano le tartarughe marine. Inoltre, essendo così economiche, le reti e le trappole di plastica vengono spesso abbandonate o gettate di proposito in mare dall’industria della pesca, invece di venire smaltite o riciclate a terra.
- Pesca fantasma: reti, lenze e trappole abbandonate (“attrezzatura fantasma”) possono continuare a catturare e uccidere ciecamente pesci, mammiferi marini e altri animali selvatici per decenni. Secondo uno studio del 2022, si stima che il 2% di tutta l’attrezzatura da pesca venga persa ogni anno in mare. Questo include 14 miliardi di ami e 740.000 km di lenze: quanto basta per fare il giro del pianeta 18 volte! Anche le lenze biodegradabili impiegano almeno 7 anni per decomporsi, un tempo sufficiente per soffocare o impigliare innumerevoli tartarughe, balene e foche.
- Microplastiche ovunque: l’attrezzatura da pesca in plastica finisce per decomporsi in particelle di microplastica e nanoplastica che possono essere ingerite da tutti gli organismi marini, concentrandosi man mano che si accumulano lungo la catena alimentare. Ciò può interrompere le reti alimentari, ridurre la fertilità e danneggiare la biodiversità.
Anche quando esistono le leggi per regolare il tipo di reti autorizzate (sono vietate le letali reti derivanti) e per richiedere che vengano smaltite in modo corretto, l’applicazione di tali leggi è scarsa. Ciò significa che ignorare le regole è più redditizio, quando la possibilità di essere scoperti è minima, per non parlare di doverne affrontare le conseguenze.