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Benvenuti su AnimalLifeBook.com

Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino.
Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.
(Fëdor Dostoevskij).

«Così nel 2050 la civiltà umana collasserà per il climate change» Perche' le persone sottovalutano il problema?

Un’allarmante analisi dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano delinea uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i tre gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell'ecosistema globale e colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone. Ecco cosa potrebbe avvenire anno dopo anno..

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ALLERGIA AL PELO DEL GATTO: UN PO' DI CHIAREZZA

L'allergia al pelo di gatto è in realtà un'allergia a una proteina – chiamata Fel D 1 – presente nel pelo ma anche nella saliva, nelle urine e nelle ghiandole sebacee dei nostri amici felini.

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Giornata mondiale dell’acqua, l’altra faccia dello spreco è la carne: ecco quante risorse idriche servono per gli allevamenti intensivi

Il legame che c’è tra lo spreco di risorsa idrica e il consumo di carne in Italia è tra gli aspetti analizzati nello studio indipendente sui costi nascosti (ambientali e sanitari) della carne realizzato per LAV dalla onlus Demetra, che ilfattoquotidiano.it ha presentato in esclusiva ai suoi Sostenitori. Stando al dossier, per la carne di bovino si arriva a consumare fino a 8 volte il quantitativo d’acqua necessario per produrre la carne di maiale. Il confronto con gli altri animali e le proteine vegetali

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Singapore, la carne di pollo coltivata in laboratorio e' una realta'

Nei ristoranti di Singapore sta per arrivare una nuova voce sul menu: la città-Stato del sud-est asiatico ha appena approvato la vendita e il consumo di pollo coltivato in laboratorio a partire da cellule animali, come ingrediente per una pietanza molto popolare, i chicken nuggets.

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Pig Hotels: in Cina gli allevamenti intensivi di maiali in grattacieli fino a 13 piani

Si chiamano pig hotels e sono dei grattacieli dove vengono tenuti migliaia di maiali. Allevamenti intensivi che pur costando di più di una struttura tradizionale, consentono di risparmiare suolo, il tutto chiaramente ai danni degli animali.

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SE GLI OCEANI MUOIONO NOI MORIAMO. LA LOTTA DI SEA SHEPHERD CONTRO LA PESCA ECCESSIVA E ILLEGALE.

Si pesca in mari sempre più vuoti

Ogni anno, infatti, tra 11 e 26 milioni di tonnellate di pesce vengono pescate illegalmente in tutto il mondo, con una ripercussione sull’economia che va dai 10 ai 20 miliardi di euro. Cifre difficilmente immaginabili, e comunque al ribasso, che si vanno a sommare a una pratica di pesca già insostenibile, caratterizzata dal sovrasfruttamento delle risorse marine (overfishing). Si pesca sempre di più, ma il pesce è sempre meno.

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La pesca del tonno: una minaccia per gli oceani

Da decenni sono considerati dalla popolazione pesci “importanti” sia dal punto di vista economico che come fonte di cibo. La carne di tonno è ritenuta ricca di vitamine e rappresenta purtroppo una risorsa per i paesi sviluppati e in via di sviluppo. Tant’è che la pesca fuori controllo di questo pesce ha ovviamente innescato il sovra-sfruttamento di tonno e affini.

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Le api si stanno estinguendo?

Che fine hanno fatto le api? Era il 2013 quando ci ponevamo questa domanda, che ritorna ora a preoccupare biologi ed esperti del settore. Vivere senza api (e senza altri impollinatori) non vorrebbe solo dire rinunciare al miele, ma significherebbe soprattutto fare a meno della maggior parte della frutta e della verdura che ogni giorno troviamo sui nostri piatti (con gravi conseguenze per la biodiversità del Pianeta).

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La nostra fame di carne e soia incendia l’Amazzonia

Gli incendi divorano la foresta pluviale, distruggendo lentamente uno dei polmoni del pianeta. L’Amazzonia sta attraversando una fase critica: le colonne di fumo denso che si alzano dalla vegetazione tropicale sono il risultato delle fiamme che hanno avviluppato la macchia verde degli stati brasiliani di Amazonas, Rondonia, Mato Grosso, Parà e del Paraguay. Le immagini rimbalzate da una parte all’altra del globo mostrano l’effetto di un disastroso processo di deforestazione causato dall’appetito globale di carne e soia. Fiore all’occhiello dell’esportazione brasiliana, la domanda di questi prodotti ha spinto allevatori e agricoltori a intensificare la produzione, annientando alberi e piante del territorio e rimuovendo le popolazioni locali e indigene che lì vivono.

L'allevamento del bestiame è responsabile dell’80 per cento della deforestazione in corso: “Una parte significativa dell’offerta globale di carne bovina, compresa gran parte dell’offerta di carne in scatola in Europa, proviene da terreni che un tempo erano la foresta pluviale amazzonica” chiarisce l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Il Brasile è infatti uno dei più grandi esportatori al mondo: nel 2018 ha prodotto 10,96 milioni di tonnellate di carne macellata, destinandone il 20,12 per cento (2,21 milioni di tonnellate) al mercato estero per servire oltre 100 paesi tra prodotti freschi e processati.

 
 
 

Al contempo, il gigante sudamericano ha costruito un fiorente business sulla soia, competendo con gli Stati Uniti per soddisfare le esigenze della Cina, il principale acquirente internazionale. Tra il 2016 e il 2017, le due potenze dell’emisfero occidentale esportavano l’83 per cento della soia che finiva sul mercato mondiale: quella del nord, aveva venduto 59 milioni di tonnellate, l’altra 63 mmt. “Durante il periodo considerato, la Cina fu il mercato di sbocco del 61 per cento delle esportazioni di soia statunitense e il 77 per cento di quella brasiliana”

 
 

E nel corso del tempo, lo stato latinoamericano è riuscito anche ad approfittare della guerra commerciale esplosa tra Washington e Pechino. Le consegne degli Stati Uniti verso la Cina sono diminuite enormemente tra il 2018 e il 2019, a causa delle tariffe del 25 per cento imposte dalle autorità cinesi sulle importazioni statunitensi: un atto di ritorsione per i dazi decisi da Donald Trump.Le vendite degli agricoltori nordamericani sono calate, in tonnellate, dell’80 per cento rispetto ai tre anni precedenti. Il Brasile ha così riempito questo vuoto, cavalcando la crescente domanda asiatica.

 

Le vendite di soia e carne causano i roghi in Amazzonia

La fame globale di questi prodotti ha contribuito ad alimentare il fuoco che brucia l’Amazzonia. Non è infatti un fenomeno di poche settimane, ma dura ormai da tempo. Come ricorda l’Ispra, quest’anno sono stati rilevati finora circa 75 mila incendi: si tratta di un numero record, quasi il doppio rispetto agli eventi registrati nello stesso periodo del 2018. “L’istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe) ha rilevato che nel mese di luglio sono stati bruciati 225 mila ettari di foresta pluviale amazzonica, anche questo un dato senza precedenti, il triplo rispetto a quelli del luglio 2018”.

Serve un suolo adatto per il pascolo e per estendere le coltivazioni: così viene adottata la tecnica del “taglia e brucia” per liberare la terra dalla vegetazione e dalle persone che la abitano. Gli alberi sono abbattuti tra luglio e agosto, lasciati lì affinché perdano umidità e infine bruciati, con l’idea che le ceneri possano fertilizzare il terreno: “Quando ritorna la stagione delle piogge, l’umidità del suolo denudato favorisce lo sviluppo di vegetazione nuova per il bestiame”

 

Grazie ad alcune iniziative come la moratoria che contrasta l’acquisto della soia proveniente da terre soggette a deforestazione, l’impatto di queste coltivazioni sul suolo amazzonico si è ridotto, ma il problema di fondo rimane. Infatti uno studio del dicembre 2018 ha calcolato che circa 17.500 km2 del Cerrado, la grande savana tropicale del Brasile, è stata disboscata negli ultimi 11 anni per lasciare spazio alle piantagioni di soia. E la crescita della domanda cinese di questo prodotto potrebbe incoraggiare le imprese zootecniche e agro-industriali a sfruttare ancora di più il territorio.

La dieta alimentare dei consumatori cinesi è ormai cambiata, il riso ha lasciato sempre più il posto alla carne di maiale e pollo, la cui produzione è cresciuta del 250 per cento tra il 1986 e il 2012 (e dovrebbe aumentare di un altro 30 per cento entro il 2020). Per nutrire questi animali da allevamento, il paese ha bisogno di enormi quantità di mangime che non è grado di produrre da solo e che quindi deve necessariamente importare. E già ora i produttori brasiliani contano molto sul fabbisogno cinese: tra il 2016 e il 2017, avevano prodotto 114 milioni di tonnellate, esportandone 49 in Cina: in altre parole, circa il 43 per cento .

 

Sul versante della carne, invece, il Brasile ha chiuso il 2018 con volumi record di esportazioni: circa 1,64 milioni di tonnellate sono state consegnate, l’11 per cento in più rispetto all’anno precedente. Che tradotto in fatturato, ha permesso di registrate 6,75 miliardi di dollari di vendite (in crescita del 7,9 per cento sul 2017). Numeri che testimoniano una posizione di leadership, grazie a quasi 215 milioni di capi di bestiame collocati in 163 milioni di ettari di terreno

 

 

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I 7 FALSI MITI SUL DIABETE E GLICEMIA ALTA

Su ogni questione importante, capita che nascano falsi miti, spesso basati su credenze popolari o scarsa informazione. Questo tipo di “leggende metropolitane”, spesso diffuse sul passaparola che avviene tra amici o parenti, non risparmiano nemmeno malattie importanti, come il diabete.

Questa malattia, per cui si sviluppa nel nostro corpo un’incapacità di mantenere dei corretti livelli di zucchero nel sangue, è piuttosto diffusa nella popolazione italiana: obesità e sedentarietà sono due delle principali cause dell’aumento della diffusione di questa patologia.

Proprio per la grande diffusione, capita che circolino notizie non completamente corrette legate al diabete: scopriamo così che, atteggiamenti considerati fondamentali per prevenire il diabete, non siano veri. Mentre altri ritenuti generalmente validi, possono addirittura generare effetti collaterali molto gravi.

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